FEATURED

L’Arte di Pizzichini a Muggiò

Antistante Villa Casati

Metti una fisarmonia di 75 anni che suona in centro al paese. E un gruppo di artisti che si ritrovano a parlare di arte e a fare arte sulle sue note. Sabato 12 settembre  di fronte a Villa Casati si è inaugurata nel modo più bello la mostra “Meteore” dell’artista Carlo Pizzichini, promossa dalla Cooperativa Edificatrice con il Patrocinio del Comune di Muggiò. Il primo a “prendere la parola” è stato Bruno Poletto, musicista muggiorese che con la sua fisarmonica ha girato il mondo collaborando con artisti di fama nazionale e internazionale. Ha poi salutato il presidente della Edificatrice, Antonio Marucci che con orgoglio ha confessato l’intento che ha animato la scelta dell’artista: “Stupire”.

Stupefacente è infatti il percorso di Carlo Pizzichini, artista di origine senese, che fin dall’infanzia si è distinto per l sua cifra artistica riuscendo a distinguersi ben presto all’Accademia di Belle Arti di Firenze e nel panorama artistico nazionali e internazionale. Tutto ha origine dal tratto, dalla pittura ma il suo linguaggio ben presto fa propri diversi materiali e tecniche: la ceramica, la terracotta, il bronzo, la pietra, il vetro.  Oggi è direttore artistico del Premio Arte dei Vasai, organizza e promuove esposizioni e corsi di pittura.

Ha insegnato Tecniche Pittoriche delle Arti Contemporanee all’Accademia di Belle Arti di Brera, Bologna e Carrara. Nel 2010 l’Alta Formazione Artistica e Musicale lo incarica del ruolo di Titolare di Cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Sassari per poi passare a quella di Firenze, dove attualmente insegna. Sue opere si trovano in musei, collezioni private e istituti bancari in Italia, Svizzera, Liechtenstein, America, Cina, India, Russia, Spagna, Germania e Medio Oriente.  E a Muggiò.

A introdurlo raccontandone il percorso è il curatore della mostra Vittorio Amedeo Sacchiche dopo una veloce digressione nella storia dell’arte arriva a identificare lo stile di Pizzichini, “oltre ogni intento figurativo, un particolare post-espressionismo che procede attraverso declinazioni di gusto neo pop, fino a raggiungere uno stile marcatamente astratto, in cui le figure son più che geroglifici in un impulso calligrafico”. Un’arte che parte dalla tradizione locale per dialogare con stilemi e correnti internazionali. “Un linguaggio, una scrittura per immagini, che muove da impulsi razionali e che evolve sospinto da una carica emotiva”. Grande è l’orgoglio con cui saluta l’artista il sindaco Maria Fiorito, ringraziando la Edificatrice per aver regalato un appuntamento con l’arte di questo livello.

A questo ringraziamento infine si è associato anche l’autore Carlo Pizzichinicomplimentandosi per la sensibilità artistica ma anche sociale: “Una cooperativa edificatrice, che si occupa della costruzione di beni materiali, ma anche di bene immateriali e universali come l’arte e la bellezza, cosa che non tutti fanno”. Pizzichini ha quindi contestualizzato velocemente la mostra, per poi lasciare che fossero le opere a parlare: “una porziuncola di un lavoro recente dedicata ai miei genitori e alle bellezze della Brianza, che ho avuto il piacere di conoscere lavorando a Brera”.

A questo punto sulla musica di Poletto  al centro della scena sono intervenuti due colleghi e amici di Pizzichini: i ceramisti Marcello Mannuzza eGuido Garbarino di Savona, appartenenti alla tradizione della scuola ceramista ligure. I due artisti che da anni collaborano con Pizzichini hanno dato vita a un vaso a 4 mani, partendo dalla tecnica antica del “balleggio” per rendere morbida e malleabile la materia per poi passare alla lavorazione sul tornio: una operazione difficilissima che necessita di grande maestria e affiatamento. Il vaso creato è stato poi personalizzato da Pizzichini che lo ha dedicato a Muggiò, invitando tutti i presenti a firmarlo prima della cottura. Invito raccolto da tutti i presenti. Fatta la fila e apposto il proprio simbolo sulla pasta fresca, tutti hanno potuto finalmente potuto ammirare le opere al centro Pasolini.

Dall’arte in potenza della ceramica grezza si è quindi passati all’energia evocativa dell’arte in tutta la sua pienezza. I visitatori si sono fatti strada fra sfere di ceramica coloratissime, tele tridimensionali capaci di dare danno spazio e forma ai racconti grafici di Pizzichini, dialogando con le voluminose opere appese alle pareti. Pagine di suggestioni che colpiscono nello spazio per plasticità e scelte cromatiche, che raccontano emozioni e radici, così come da vicino, rapiscono in stilemi e grafismi simili a un alfabeto per immagini, da intravedere e decodificare, per leggere una grande passione per l’arte e per la vita. Al cospetto delle opere chi è stato attento alle veloci parole dell’artista ha potuto capire appieno la citazione di Pizzichini, che ha chiuso i suoi saluto con un antico preve senese, recitato dagli artisti nell’antichità: “Niuna cosa, per quanto sia minima, può avere cominciamento o fine senza queste tre cose, cioè:  senza potere e senza sapere e senza con amore volere”.